Eroi dalla Corea
L'invincibile ammiraglio Yi Sun-sin

Scritto da Jinelle Vitaliano -

Anche se poco conosciuto in Occidente, l'ammiraglio coreano Yi Sun-sin (1545-1598) è una figura molto importante della storia coreana.

Le sue innovazioni tecnologiche hanno dato il via a una rivoluzione nelle strategie navali, non solo nazionali, alla forza navale e allo stile di combattimento "moderno".

Queste grandi innovazioni consentirono alla Corea di respingere una serie di invasioni giapponesi ordinate dal daimyō Toyotomi Hideyoshi dal 1592 al 1598.

Yi Sun-sin nacque ad Hansŏng (antico nome della capitale, l’odierna Seoul) da una famiglia aristocratica il 28 aprile 1545. Nel 1566 iniziò lo studio delle arti militari coreane: tiro con l'arco, equitazione e spada. Si trattava di un interesse alquanto insolito per un uomo appartenente all'élite coreana, che all'epoca considerava il servizio militare un'occupazione inferiore.

La sua forza e la sua resistenza furono notate per la prima volta nel 1572 quando, durante gli esami militari, cadde da cavallo e si ruppe una gamba. Si dice che abbia completato l'esame di equitazione subito dopo aver steccato l’arto rotto con un ramo di salice. Il superamento degli esami militari, lo portò a servire in varie posizioni di comando.

Accettò la nomina di comandante ad interim della fortezza di Konwŏn, nella tormentata frontiera settentrionale della Corea; qui i suoi superiori speravano che potesse morire durante il combattimento.

Poco dopo aver assunto il comando, la sua postazione fu assaltata dalle forze Manciù (Jurchen). Durante questa battaglia, attirò i suoi avversari in una trappola, catturò il capo dei Jurchen e ne sconfisse le forze.

Nel 1586, entrò di nuovo in azione contro i mancesi. Mentre guidava un contrattacco, fu ferito a una gamba da una freccia, che si tolse da solo nascondendo la sua ferita, temendo che la vista di un comandante ferito potesse demoralizzare le truppe.

Sebbene fosse sempre attento a condividere con gli altri gloria e successi, a causa di questi i suoi superiori si ingelosirono e lo fecero arrestare. Poiché egli si rifiutò di confessare le false accuse mosse contro di lui anche sotto tortura, i suoi accusatori dovettero accontentarsi di privarlo del suo grado e di imprigionarlo. In quello che potrebbe essere stato un atto di clemenza, il re Sŏnjo (1567-1608) lo liberò a condizione che combattesse come soldato semplice.

Sopportando questa retrocessione senza lamentarsi, il re intervenne di nuovo, perdonandolo per i suoi "crimini" nel 1588.

Alla fine tornò a servire il suo Paese come ufficiale di stato maggiore e poi come guardia del corpo e messaggero personale del re. Grazie al continuo interesse del re per la sua carriera, fu nominato per due volte magistrato e nuovamente comandante alla frontiera settentrionale, ma tale patrocinio non fece altro che attirare altri nemici, che lo costrinsero a passare da un incarico all'altro.

Nel 1591, prese servizio nel porto di Yŏsu come comandante della stazione navale nel Chŏlla del sud. Qui iniziò ad affrontare una minaccia perenne, i pirati giapponesi (in coreano chiamati 왜구waegu), che si rivelò essere solo il preludio della più grande sfida militare mai affrontata dalle forze armate coreane, le invasioni giapponesi del 1592-1598.

Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), aveva da poco conquistato il dominio su quasi tutto il Giappone.

Ma come egli stesso confidò al sovrano Sŏnjo, tale conquista non era sufficiente a placare la sua brama di conquista, che non contemplava solo la Corea, ma "tutta l'Asia".

Hideyoshi informò il sovrano coreano che il suo obiettivo era quello di conquistare la Cina e chiese alla Corea di "aiutarlo a spianare la strada".

Il sovrano rifiutò di consentire che il suo regno fungesse da via di conquista per uno Stato, il cui tentativo di diventare la potenza dominante dell'Asia, offriva alla Corea pochi vantaggi e l'avrebbe esposta alla vicina Cina.

Hideyoshi rispose alla sfida della Corea lanciando uno degli assalti militari più distruttivi che la Corea abbia mai sperimentato, noto come guerre Imjin (1592-1598). La prima ondata d'assalto, composta da più di 24.000 uomini, trasportati da oltre 800 navi, arrivò a Pusan (conosciuta anche come Busan) nel maggio del 1592. Questa forza iniziale fu comandata da Konishi Yukinaga.

A queste unità si aggiunse in seguito il guerriero Kato Kiyomasa, mentre la forza cresceva fino a raggiungere più di 150.000 uomini, muniti di migliaia di armi da fuoco.

Questo permise ai giapponesi di raggiungere la capitale Hansŏng in tre settimane.

Ma Yi Sun-Sin non fu colto di sorpresa dall'assalto giapponese. Al suo arrivo nel sud della penisola, si impegnò immediatamente a migliorare la preparazione navale coreana. Aveva studiato a lungo i punti di forza e di debolezze delle pratiche navali coreane e giapponesi e sapeva che questi ultimi si affidavano alla loro più grande forza marziale: esperti spadaccini e arcieri samurai. Per massimizzare questa forza, i giapponesi avevano costruito navi a grande raggio che trasportavano un gran numero di soldati.

La loro strategia consisteva nell'avvicinarsi alle navi nemiche il più possibile e di rastrellarle con le frecce fino a quando i ponti non fossero abbastanza liberi da permettere alla fanteria di salire a bordo. La resistenza era dura e veniva affrontata con frecce di fuoco scoccate dagli arcieri che sparavano a distanza ravvicinata.

Secondo alcune fonti giapponesi, la migliore e più grande delle loro navi, Atakebune, era dotata di una corazza di ferro. Erano anche navi molto lente e quindi poco adatte a operazioni costiere. La maggior parte di esse erano poco più che trasporti armati, i cui comandanti potevano attingere a scarsa tradizione navale a causa dell'enfasi giapponese sulla guerra di terra. Le forze navali giapponesi erano quindi temibili per dimensioni e letali nel combattimento ravvicinato, ma avevano punti deboli che potevano essere sfruttati.

I coreani costruirono navi con "castelli" per proteggere meglio i loro equipaggi dagli attacchi di archibugi e moschetti ottenuti in Asia dai mercanti portoghesi e cinesi, e montavano anche cannoni.

Temendo le ambizioni territoriali cinesi e giapponesi il re coreano T’aejong (1367-1423) creò un'unità speciale di servizio per la polvere da sparo, che sperimentò l'artiglieria montata su nave. Tuttavia fu suo figlio Sejong il grande (1397-1450) a fare dello sviluppo e dell'uso delle armi a polvere da sparo una priorità.

I documenti coreani indicano che una nave armata di cannone chiamata "Nave Tartaruga" (Kŏbuksŏn) era in costruzione già nel 1414, ma all'epoca della nomina di Yi Sun-Sin nessuna nave coreana dotata di qualsiasi tipo di armamento era in grado di sconfiggere i giapponesi.

Egli sollecitò i cantieri navali locali a risolvere il problema. Nel giro di pochi mesi produssero una nave (la Kŏbuksŏn) che fornì all’ammiraglio la tecnologia navale che lo aiutò ad assumere il controllo degli approcci marittimi della Corea e a tagliare le linee di comunicazione e di rifornimento del Giappone.

Il suo successo fu fondamentale per sventare le ambizioni giapponesi e da allora divenne l'orgoglio nazionale coreano.

Il vantaggio della Corea rispetto ai giapponesi fu la velocità e l'armamento a più cannoni: una corazzatura pesante avrebbe rallentato le navi; il numero di quaranta cannoni e la mancanza di chiglia le avrebbe rese così pesanti da capovolgersi facilmente.

Dopo aver preparato le sue nuove navi e addestrato i suoi equipaggi, Yi sun-Sin si mosse intorno alla penisola per alleviare la flotta devastata del comandante Wŏn Kyun.

Questa campagna si concluse con la trionfale vittoria di Hansan nel 1592, descritta in modo suggestivo dal nipote di Yi Sun-Sin, in un resoconto di come abbia attirato i giapponesi da un basso fondale, adatto alle loro navi, "in mare aperto, per distruggerli in un solo colpo".

Questo avvenne fingendo una sconfitta, dopodiché: "Ch'ungmu-kong sventolò la sua bandiera, batté il tamburo e gridò l'ordine di attaccare. In un attimo, le nostre navi da guerra spiegarono le loro vele, girarono in formazione "ad ala di gru" e sfrecciarono in avanti, riversando sui vascelli nemici palle di cannone e frecce di fuoco come grandine e tuoni. Con un fumo accecante, settantatré vascelli nemici furono presto bruciati. Questa è la grande vittoria di Hansan ".

Le forze giapponesi furono decimate dalla resistenza coreana: oltre un terzo della forza d'invasione morì in battaglia entro il primo anno di guerra. Il popolo coreano, tuttavia, stava soffrendo.

Alla fine del 1598, le navi di Yi Sun-Sin, insieme alle unità navali e terrestri cinesi che agivano con le forze terrestri coreane, spinsero i giapponesi in uno stretto perimetro intorno al porto meridionale di Pusan, dal quale non avevano altra scelta se non quella di ritirarsi via mare.

Per prevenire quest'ultima manovra, l’ammiraglio Yi mise da parte le sue riserve e accettò di agire in una forza navale combinata sino-coreana, sotto il comando dell'ammiraglio Ming, Chen Leng. Questi gli concesse tutta la libertà di cui aveva bisogno e insieme misero fine alle speranze giapponesi di una ritirata onorevole.

Il 18 dicembre 1598, Yi Sun-Sin distrusse una forza giapponese di 500 navi che copriva l'evacuazione.

Il nipote dell’ammiraglio raccontò che, proprio nel momento cruciale di questa battaglia, mentre l'ammiraglio Yi Sun-Sin in prima linea incitava i suoi uomini all'assalto di una nave giapponese, "un proiettile vagante della nave nemica lo colpì". Allora chiamò il figlio maggiore: "la battaglia è al culmine, non annunciare la mia morte!". Con queste parole, spirò.

Suo figlio e suo cugino Wan rimossero il suo corpo, lo portarono segretamente nella sua capanna e tornarono alla battaglia "suonando il tamburo di guerra e sventolando le bandiere di battaglia, assicurandosi così che nessuno sapesse della sua morte e che si ottenesse la vittoria finale".

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