Gli eroi suikoden e il tatuaggio giapponese

Scritto da Costanza Brogi costanzabrogi.jimdo.com -

Caratteristica fondamentale e una delle più affascinanti dell’Horimono è la scelta dei soggetti che andranno a comporre tutta la storia che un tatuaggio tradizionale giapponese, partendo dalla schiena, racconta. Questi, sia nel periodo Edo così come oggi, sono selezionati da leggende, dal pantheon buddhista, da spettacoli o romanzi, ma la cosa principale è che il tatuato, insieme all’Horishi, il maestro tatuatore, sceglie ciò che preferisce soprattutto sulla base delle caratteristiche e qualità del personaggio che dovrà essere impresso sulla pelle, nella speranza che le immagini siano da monito a migliorarsi al fine di diventare come il soggetto raffigurato, oppure per ottenere protezione, come nel caso delle divinità o perché il personaggio rispecchia caratteristiche appartenenti alla persona che si tatua.

Sulla scia di questa particolare caratteristica, molto improntata all’interiorità della persona, un grosso impatto sul tatuaggio giapponese l’ha avuto un romanzo specifico, quello che narra le gesta dei 108 Suikoden e che deriva dal cinese Shui hu Zhuan, fonte d’ispirazione anche degli yomihon, un genere letterario con poche illustrazioni, con trame derivanti da leggende che hanno intenti moralistici. Fu anche grazie a questo romanzo che il tatuaggio ebbe una forte spinta fra la popolazione, tanto da crearsi una tradizione radicata tra determinati gruppi di persone, tale da farlo sopravvivere fino ad oggi, nonostante i vari bandi imposti dal governo durante la sua storia. Considerando il percorso di sviluppo del tatuaggio, possiamo ipotizzare che un grosso contributo sia proprio stato dato dal romanzo, il quale ha fatto sì che molte più persone si tatuassero e quindi, piano piano, i maestri perfezionassero le proprie abilità grazie alla pratica. L’horimono infatti ha avuto un grosso periodo di crescita proprio verso la fine del 18° secolo, in concomitanza con la diffusione del Suikoden, finendo poi, nel periodo Meiji, per diventare quella straordinaria opera artigiana come possiamo tutt’oggi ammirare, dato che le tecniche sono rimaste sostanzialmente immutate fino ad oggi, salvo aggiornamenti dovuti all’introduzione di colori moderni e macchinette elettriche, a partire dalla seconda guerra mondiale.

Il romanzo dei 108 Suikoden racconta le gesta di vari guerrieri, abilissimi nelle arti marziali e attivi in Cina durante la dinastia Song, negli anni del regno dell’imperatore Huizong (1101-1126), comandati dal leader Song Jiang - in giapponese sarà tradotto come Kohōgi Sōkō - la cui figura prende spunto da un bandito realmente esistito e vissuto nel 12° secolo, che troviamo nel Song Shi「宋史」uno degli annali ufficiali della dinastia. Quella dei Ryōsanpaku, nome giapponese della banda capitanata da Sōkō, è una gang con le proprie regole e un proprio codice d’onore, retto dalla fratellanza e dall’amicizia ed i membri sono dei banditi che combattono contro i soprusi dei corrotti ufficiali governativi; sarà questa loro caratteristica la chiave della popolarità ottenuta dai protagonisti in Giappone.

Nel 1773, Tattere Aratari, scrittore di Kibyōshi - librettini divisi in volumi di circa 10 pagine, caratterizzati dalla copertina gialla, scritti in kana e molto illustrati - pubblicò in 10 volumi gli Honchō Suikoden, una storia sulla base del Shui-hu Zhuan, ma ambientata nell’antico Giappone e questa pubblicazione ha dato inizio a un vero e proprio filone di yomihon. Il vero successo, però, lo dobbiamo a Kyokutei Bakin e Hokusai che nel 1805 hanno rispettivamente scritto e illustrato lo Shinpen Suiko Gaden, la nuova edizione illustrata dei Suikoden. Hokusai ha rappresentato quattro eroi tatuati, prendendo spunto probabilmente anche da tatuaggi esistenti, all’epoca piuttosto rozzi, ma soprattutto dai disegni che all’epoca decoravano gli abiti delle persone. In seguito vengono fatte altre illustrazioni ed il numero dei guerrieri Suikoden tatuati aumenta; Kuniyoshi, nella sua famosissima serie - Tsûzoku Suikoden gōketsu hyaku hachinin no hitori 「通俗水滸傳濠傑百八人一個」 raffigurerà tatuati:

Kaoshō Rochishin – tatuato con sakura, anche se il romanzo menziona fiori generici - Kyumonryu Shishin - tatuato con nove dragoni - Bossharan Bokukō - tatuato con dragone e onde - Konkōryū Rishun - tatuato con Raijin, divinità del tuono - Senkaiji Chō ō - tatuato con corvo, scimmia e sfondo di aghi di pino e foglie d’acero - Tanmeijirō Genshōgo - tatuato con leopardo, aghi di pino e fiamme - Rōrihakuchō Chōjun - tatuato con aghi di pino, boccioli, foglie di vite, serpente e fiamme - Roshi Ensei - tatuato con Karajishi no Botan, un motivo comunissimo del tatuaggio giapponese che vede tatuate peonie e cane leone - Shutsudoko Doi - tatuato con foglie d’acero - Sōtōki Sōsei - tatuato con seppie - Byotaichu Setsuei - tatuato con dragone e onde - Kirenji Toko - tatuato con dragone e cascata - Kanchikotsuritsu Shuki - tatuato con nekomata - Seiganko Riun - tatuato con nekomata - Hakujisso Hakushō - tatuato con dragone e fiamme - Kinmōken Dankeijū - tatuato con Fujin, divinità del vento.

Questi guerrieri diventarono subito amatissimi dal pubblico popolare. Complice di questo successo fu anche la situazione politica del paese, con i Tokugawa al governo e una situazione interna poco stabile. Il fenomeno della criminalità organizzata e delle gang aveva raggiunto grosse dimensioni, specialmente nel primo periodo Edo, quando i samurai subirono la trasformazione da guerrieri attivi a burocrati. Molti erano i disordini creati dalle gang di Kabukimono「傾奇者」 dette anche Hatamoto Yakko「旗 本奴」, formate da Rōnin - samurai rimasti senza padrone, in quanto o non hanno commesso seppuku dopo la morte del proprio signore o ripudiati - Hatamoto - i vassalli dei Tokugawa di rango elevato - scontenti e samurai che, non riuscendo a trovare il proprio posto nella società in un periodo di pace, iniziarono a riunirsi e dedicarsi ad attività illecite, come combattimenti in strada, estorsione, intimidazione, furti e racket. Si riconoscevano per il loro abbigliarsi e comportarsi in modo eccentrico ed oltraggioso e per le loro spade, particolari e lunghe oltre i limiti imposti dal governo. I loro bersagli principali erano i Chōnin, la borghesia cittadina composta da artigiani e mercanti, avvezza al lusso, dato che nonostante fossero alla base della piramide sociale del Giappone antico, erano la frangia più ricca della popolazione e furono loro a dare l’impulso alla cultura del mondo fluttuante.

La naturale risposta al fenomeno dei Kabukimono fu il formarsi di gang avversarie, di estrazione popolare, conosciute come Otokodate「男伊達」 o Machi Yakko「町奴」 che proteggevano i Chōnin dai soprusi. Quello degli Otokodate è uno dei gruppi che poi andranno a confluire in quella che è la moderna Yakuza, la quale tutt’oggi condivide con gli antenati lo spirito di aiutare i più deboli.

La figura degli Otokodate è stata molto romanzata e, nell’immaginario collettivo, aiutato molto anche dagli spettacoli per il kabuki di cui sono diventati protagonisti, erano guerrieri forti e coraggiosi, mossi dal puro spirito di fratellanza e protezione verso i deboli, anche se nella realtà era più facile vederli soprattutto impegnati a scommettere e quella di proteggere le persone era piuttosto un aggiunta a quello che era il loro business fatto di varie attività criminali.

Vista la situazione all’interno del paese e soprattutto della città di Edo, al centro di continue lotte, si può ben capire l’impatto che il romanzo, narrante storie di guerrieri che difendono il popolo dai soprusi e dalla corruzione del governo, possa aver avuto tra la popolazione dell’epoca e quello che ha avuto nel tatuaggio, all’epoca comune tra le basse classi sociali – il che non significa povere, tra l’altro un tatuaggio giapponese era molto costoso all’epoca, si parla di 1 Bu a seduta, moneta formata da 3,75g di oro puro e per una schiena ci volevano circa 60 sedute - e del quale gli Otokodate erano grandi amanti, insieme ai kimono finemente decorati. Nelle stampe è facile vedere Otokodate tatuatissimi e abbigliati con kimono dalle splendide trame. Non erano solo gli Otokodate a tatuarsi, una grossa fetta di tatuati era composta anche dai pompieri, detti Hikeshi, ma nella vecchia Edo non era difficile vedere anche artigiani, portantini e carpentieri con la pelle finemente decorata.

I tatuaggi che avevano come tema guerrieri Suikoden o riproduzioni dei loro tatuaggi erano molto più comuni tra gli Otokodate, che si identificavano nei loro eroi preferiti, piuttosto che in altri gruppi, tra i quali spiccano gli Hikeshi che molto spesso di tatuavano i dragoni, soggetto di acqua, come protezione per il loro pericoloso lavoro.

Nel frattempo la popolarità raggiunta in questi anni dal romanzo ed i suoi protagonisti fu enorme, tutto ciò che riguardava i Suikoden divenne di moda, gli Otokodate quindi iniziarono ad essere visti come una sorta di Suikoden viventi, questo fece sì che il tatuaggio si diffondesse ulteriormente, anche se non divenne mai usanza della totalità delle persone, specialmente tra classi sociali elevate; anche se nella storia troviamo magistrati tatuati come Tōyama Kagemoto, quella del tatuarsi rimase sempre una pratica limitata a determinate categorie.

Il tatuaggio non era solo simbolo di appartenenza ad un certo gruppo di persone, ma anche un modo per dimostrare coraggio e perseveranza e per questo motivo così amato dalle frange più intrepide della popolazione.

Il concetto di perseveranza che troviamo nel tatuaggio è chiamato Gaman 「我慢」 originario del buddhismo Zen dove indica letteralmente il sopportare anche ciò che sembra insopportabile con pazienza e dignità, quindi data la lunghezza, il costo e la dolorosità della pratica, è particolarmente affine al tatuaggio giapponese, che richiede molto tempo per essere completato come bodysuit. Questo aspetto ha decretato un’ulteriore spinta al diffondersi del tatuaggio tra gruppi che facevano della forza e del coraggio il loro baluardo. Il tatuaggio quindi, grazie alle sue caratteristiche ed alla lunghezza del doloroso percorso che porta a finirlo, senza battere ciglio, si è guadagnato l’essere simbolo di alcuni ideali che un uomo può raggiungere, come il non mostrare debolezza di fronte alle avversità, il non essere impulsivo nella vita e rimanere forte e perseverare fino al completamento dei propositi.

Con l’evoluzione del tatuaggio durante il periodo Edo, i Suikoden non solo sono entrati prepotentemente nell’iconografia tradizionale, ma hanno dato spunti anche per motivi che tutt’oggi sono comuni nell’Horimono.

Le illustrazioni fatte dai vari autori di stampe, quali Hokusai e Kuniyoshi, servirono come modelli ai tatuatori e gli stili grafici si sono mantenuti negli anni. Mi viene da pensare alla celebre rappresentazione di Rōrihakuchō Chōjun che taglia le onde, per la prima volta disegnato da Hokusai e ancora ad oggi motivo tradizionale che nel tatuaggio viene chiamato Namikiri Chōjun; lo stesso Rōrihakuchō Chōjun è protagonista di un altro famosissimo motivo, simbolo di coraggio, molto usato nel tatuaggio che è Suimon Yaburi, che racconta dell’episodio dove l’eroe si sacrifica per salvare i compagni e di questa immagine sovente si vedono nell’Horimono interpretazioni della famosa raffigurazione della scena fatta da Kuniyoshi. Tutt’oggi si usano ancora le stampe ukiyo-e come riferimento per creare gli Horimono.

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