Hwang Chini, Hŏ Nansŏrhŏn e Shin Saimdang
Tre poliedriche artiste coreane del periodo Chosŏn

Scritto da Jinelle Vitaliano -

È limitativo definire queste tre artiste con il solo appellativo di “poetesse”, poiché il loro sublime genio si estese in molteplici ambiti artistici: componimenti poetici, calligrafia e pittura.

Hwang Chini fu una celebre intrattenitrice (in coreano kisaeng) ma soprattutto eccelsa scrittrice di sijo (시조), la più conosciuta espressione poetica coreana del periodo Chosŏn (1392-1910) e si ritiene sia stata attiva nel XVI secolo. Eccelleva nella poesia e, a differenza dei sijo scritti dai sadaebu (letterati), ella fu pioniera nel suo campo con una tecnica espressiva innovativa, componendo alcuni hansi (漢詩 poesia in caratteri cinesi) e sei poesie sijo.

Poiché non esistono documenti storici direttamente collegati alla sua figura, non è possibile conoscere i dettagli esatti della sua vita. Tuttavia, se si fa riferimento ad alcuni aneddoti contenuti in documenti come il Sŏngso Pubugo (惺所覆瓿藁, Scritture futili di Hŏ Gyun), lo Ŏuyadam (於于野談, Storie non ufficiali di Yu Mongin), e il Songdogii (松都記異, Registro delle stranezze storiche della città di Songdo), è possibile ricostruire alcuni aspetti della sua esistenza. Secondo questi testi Hwang Chini nacque a Songdo (l'odierna Kaesŏng) nel XVI secolo. Il suo nome d’arte fu Myŏngwŏl (명월, luna luminosa). Molto apprezzata nella poesia e nel canto, divenne intrattenitrice all'età di quindici anni e interagì con gli scrittori più illustri dell'epoca, affascinandoli con il suo eccezionale talento e la sua bellezza ammaliante. Impressionata dalla profonda conoscenza e dalla virtù di Sŏ Kyŏngdŏk (1489-1546), si offrì come sua discepola. Da allora divenne uno dei Songdo Samjŏl (tre figure eccezionali della città di Songdo) insieme a Sŏ Kyŏngdŏk e alle cascate Pagyŏn.

Ha composto sia hansi che sijo. Vi sono sei poesie sijo, più famose, che trasmettono molteplici emozioni, rese attraverso tecniche espressive eccezionali. Sebbene non siano molte le opere rimaste, esse sono molto apprezzate per l'immagine poetica originale, la forma appropriata e il linguaggio raffinato.

Il sijo che segue è una delle opere più rappresentative di Hwang Chini. Il suo sviluppo poetico è notevole, perché sublima la solitudine dell'inverno nella gioia della calda primavera e dell'incontro con la persona amata. L'autrice possiede una particolare abilità nell'incarnare oggetti astratti come la notte, tagliandola, avvolgendola.

Testo originale in coreano medioevale

冬至ᄯᆞᆯ 기나긴 밤을허리를 버혀 내여
春風 니블 아레 서리서리 너헛다가
어론오신밤이여든 구뷔구뷔 펴리라

Taglierò un pezzo dalla vita
di questa interminabile notte di luna dell'alba,
e lo avvolgerò in spire sotto queste coperte,
caldo e profumato come la brezza di primavera,
spira dopo spira,
per srotolare la notte in cui il mio amante tornerà.

Il sijo che segue è stato scritto per sedurre il principe Yi Chongsuk, il cui nome d'arte era Pyŏkgyesu che letteralmente significa "un ruscello che sembra chiaro e blu". Questo sijo rivela il talento arguto della poetessa, che utilizza un doppio significato ispirato al nome d'arte del principe. In superficie, ella suggerisce al ruscello limpido di riposare perché non tornerà mai dal mare; tuttavia, il suo significato intrinseco trasmette che "Pyŏkgyesu" dovrebbe riposare con lei. Il sijo si distingue per le sue caratteristiche poetiche, poiché utilizza parole quali montagne verdi, ruscello limpido, luna luminosa.

Testo originale

靑山裏 碧溪水야 수이 감을 ᄌᆞ랑 마라
一到滄海ᄒᆞ면 다시 오기 오려오니
明月이 滿空山하니 쉬여간들 엇더리

Acqua limpida, non vantarti
del tuo rapido scorrere dalle verdi montagne.
È difficile tornare indietro
quando hai raggiunto il mare blu.
La luna piena abbellisce queste tranquille colline:
non vuoi riposare un po'?

La sue opere letterarie furono principalmente incentrate sull'amore, la separazione e il dolore. Parlava più della devozione a un amante che della seduzione. Scrivendo spesso della propria vita consentì di comprendere come vive una kisaeng, una intrattenitrice.

Hŏ Ch'ohŭi (1563-1589), nata nella città di Kangnŭng e conosciuta soprattutto con il nome di penna Nansŏrhŏn (난설헌, orchidea bianca), fu una grande artista durante la metà del periodo Chosŏn, ammirata e stimata anche in Cina e in Giappone.

Venne riconosciuta come poetessa prodigio fin da piccola, poiché all’età di soli otto anni, produsse la sua prima opera “Iscrizioni sul palo della cresta del padiglione di giada bianca nel Palazzo Kwanghan” (Kwanghanjŏn Paegongnu sangnyangmun, 광한전 백옥루 상량문 廣寒殿 白玉樓 上梁文).

Innato era il sul talento nei versi hanmun (tecnica di scrittura del coreano antico che in forma mista affiancava a parole di origine coreane, quelle di origine cinese, in coreano chiamate Hanja (한자, 漢字).

Fu seguita per un periodo dall’illustre poeta Yi Tal (1561-1618), uno dei tre principali promulgatori dello stile T'ang nella poesia coreana. Per questo il suo lavoro fu influenzato dal naturalismo. Sposò un uomo che però la rese infelice a causa della sua infedeltà, inoltre perse i suoi bambini. Nel 1585, all'età di 23 anni, scrisse Mongyu kwangsang san (夢遊廣桑山, Sogno di un bosco di gelsi su un ampio fianco di una montagna. Morì nel 1589, all'età di 27 anni.

Per suo volere, molte sue poesie furono bruciate, tuttavia il fratello minore Hŏ Gyun, non volendo vedere il talento della sorella andare sprecato, raccolse circa 210 opere basate sui testi sopravvissuti e sui propri ricordi, creando una prima stesura con il titolo Nansŏrhŏn chip (난설헌 집).

Nel 1597, Hŏ Gyun presentò circa 200 poesie della poetessa a Wu Ming-ji (吳明濟), uno studioso Ming in Corea. Queste opere furono successivamente inserite in testi cinesi come Chaoxian shixuan (朝鮮詩選 Una selezione di poesia coreana) e Liechao shiji (列朝詩集 Poesie raccolte delle dinastie). Nel 1606, l'inviato cinese Zhu Zhi-fan (朱之蕃) ottenne alcune sue poesie, pubblicando poi il Nansŏrhŏn chip al suo ritorno in Cina. L'antologia fu poi pubblicata anche in Corea. In Giappone ebbe grande successo, la pubblicazione di una versione dell'opera intagliata e stampata a blocchi realizzata da Bundaiya Jirobē (文臺屋次郞) a Kyoto nel 1711. Le opere di Hŏ riflettono le contraddizioni della società coreana e le sue disgrazie personali. La sua poesia è permeata dalla solitudine irrisolta di una donna e dal dolore per la perdita di due figli piccoli. In particolare, la sua poetica esprime amore e desiderio per il marito e sentimenti di lutto per i figli. Le sue opere evidenziano anche l'incompetenza delle classi dominanti e il modo in cui esse vittimizzano i comuni cittadini, nonché l'ingiustizia della discriminazione basata sullo status sociale. Hŏ Ch'ohŭi sognava di staccarsi dalla realtà, percependosi come una sorta di immortale taoista (sŏnin 仙人). Non meno di 128 delle sue 213 opere esprimono il desiderio di lasciare il mondo mortale per entrare in quello degli immortali. Sembra quindi che fosse infatuata dal pensiero immortale taoista e scettica nei confronti della propria esistenza solitaria e discriminata.

Testo originale

是乏容色 工鍼復工織
少少長寒門 良媒不相識
夜久織未休 戞戞鳴寒機
機中一匹練 綜作何誰衣
手把剪刀 夜寒十指直
爲人作嫁衣 年年還獨宿

Chi direbbe che non sono abbastanza bella?
E sono brava con l'ago e il telaio
Ma poiché vengo da una famiglia povera
Nessun buon sensale mi vedrà
Tessere senza sosta nella notte
Il telaio singhiozza con scatti freddi
Questa striscia di seta sul telaio
Sarà il vestito di qualche fortunata signora
Ma con le forbici in mano
Le mie dieci dita si irrigidiscono in questa notte fredda
Per fare un vestito da sposa per qualcuno
Ogni anno devo dormire da sola

-Shin Saimdang (1504-1551), altra figura cardine, era originaria della città di Kangnŭng. Nome di penna dell’artista Sin Insŏn, il suo pseudonimo letterario era composto da tre caratteri cinesi ovvero Sa (師) insegnante, Im (任) che fa riferimento alla figura leggendaria cinese della Tairen e infine Dang (堂) signora.

Fin da piccola dimostrò un innato talento in più ambiti quali la poesia, pittura, calligrafia e ricamo. Iniziò a dipingere all’età di sette anni senza essere seguita da alcun insegnante, imitando alcuni dipinti paesaggistici del pittore An Kyŏn (안견). L'arte di Shin Saimdang è riconosciuta per la sua delicata bellezza. Predilesse per le sue opere pittoriche insetti, fiori, farfalle, orchidee, uva e paesaggi.

Diede inoltre origine al genere del Ch’och’ungdo (초충도), pittura di insetti ed erba.

Spesso utilizzò una tecnica chiamata Molgolbŏp (몰골법, 沒骨法) ovvero dipingere direttamente il soggetto senza tracciarne prima i contorni. Amò rappresentare soggetti semplici, con una composizione concisa e stabile e profondo senso del colore. Nel corso della sua carriera ottenne notevoli riconoscimenti ed elogi da parte degli studiosi e addirittura dal re. Nel suo libro “Miscellanee da un cantastorie” (Paegwanjapgi 패관잡기), lo studioso del periodo Ŏ Sukkwon così parlò di lei: “I dipinti di Saimdang sull’uva, le montagne e i fiumi sono miracolosi. Chi potrebbe mai non approvare tali incredibili dipinti, e chi potrebbe dire che un simile lavoro non è adatto per una donna?” Per la sua produzione calligrafica utilizzò lo stile tradizionale coreano Chamdumje (잠두마제).

碧海浸瑤海 / 푸른 바닷물이 구슬 바다에 스며들고
靑鸞倚彩鸞 / 푸른 난새는 채색 난새에게 기대었구나.
芙蓉三九朶 / 부용꽃 스물 일곱 송이가 붉게 떨어지니
紅墮月霜寒 / 달빛 서리 위에서 차갑기만 해라.

L'acqua blu del mare penetra nel mare di perle
L'orchidea blu si appoggiò all'orchidea colorata.
Ventisette fiori di rosa di cotone caddero rossi
Siano freddi sul gelo del chiaro di luna.
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