Mishima monogatari
Un samurai delle arti

A cura di Teresa Ciapparoni La Rocca -

Il 25 novembre del 1970 Mishima Yukio, nome d’arte di Hiraoka Kimitake (Tokyo 1925) si toglieva la vita in una sorta di rappresentazione teatrale: un seppuku tradizionale a conclusione di un’arringa ai militari del Jieitai, il corpo di autodifesa del Paese, radunati nella loro sede dopo averne sequestrato nel suo ufficio il capo. Atto violento, soprattutto verso sé stesso, di grande risonanza e che ancora oggi condiziona il giudizio su di lui come scrittore.

A 50 anni da quell’evento, era stata programmata da Giulia Ciammaichella della Link Japan a Torino, nell’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria, una mostra su di lui (Comitato Scientifico: Matteo Casari, Teresa Ciapparoni La Rocca, Gianluca Coci, Carmen Covito, Virginia Sica, e M. Francesco Lamparelli per la Sovrintendenza) che aiutasse a comprendere in modo più corretto l’uomo e lo scrittore. Quel gesto infatti, accompagnato da un Proclama in cui rivendicava la necessità di tornare al sistema imperiale così come esisteva prima della guerra, l’ha reso prigioniero di uno stereotipo che lo vuole ‘fascista’ e con esso nasce nei suoi riguardi ora un culto ora una damnatio. La mostra non si è potuta realizzare ma il volume che avrebbe dovuto accompagnarla, inizialmente pensato come catalogo e quindi con saggi contenuti e scorrevoli più che in una consueta raccolta, ha proseguito la sua strada e il 25 novembre scorso era ormai una realtà: edito da Lindau e cofinanziato dall’ISMEO.

Il volume è tripartito nella sua struttura fondamentale e nelle varie sezioni. La prima parte presenta l’autore, ai nuovi lettori e a chi già lo conoscesse, seguendo uno schema analogo a quello da lui stesso voluto in occasione di una mostra organizzata poco tempo prima del suicidio: al posto della scansione Lettere, Teatro, Corpo, Azione si è optato per Scrittura (Ciccarella, Lagazzi, Inoue), Scena (Sica, Casari, Yamanaka, Amitrano) e Azione (Del Bene, Vattani, Lamparelli), quindi sono state trattate insieme come Azione l’attività sia politica e che sportiva, mentre per sottolineare l’importanza anche del cinema, la Scena ha sostituito il Teatro. I testi pongono attenzione ai caratteri dell’insieme dell’opera di Mishima, dagli esordi sino al finale Mare della Fertilità, e viene messo in luce il suo agire sulla scena non solo come autore di testi, con il dovuto richiamo alla tradizione: nō e kabuki, ma come attore sul palcoscenico o sullo schermo, come pure l’attività nella società, in ambito di pensiero politico. Era qui prevista la traduzione di un testo significativo per chiarire il suo atteggiamento: Esiste il fascismo?, dove ne critica l’insufficienza, ma non è stata data l’autorizzazione da chi cura gli interessi degli eredi, che richiedeva un volume di sole traduzioni.

La seconda parte raccoglie brevi opinioni su Mishima di scrittori internazionali in qualche modo legati al Giappone; di italiani scrittori o appartenenti al mondo teatrale; di comuni lettori, cercati per quanto possibile in regioni e mondi tra loro diversi. In considerazione dell’anniversario, ho ritenuto interessante vedere se l’autore fosse conosciuto e in tal caso come fosse considerato: molte sono state le risposte negative al primo quesito, ma in caso positivo la grande maggioranza degli intervistati sembra essere affascinata dal personaggio, personaggio appunto oltre che scrittore. Fra le risposte di figure note, quelle di Amélie Nothomb, Yoko Tawada, Stefano Casi, Alessandro Piperno, Melania Mazzucco, Maria Teresa Venturini Fendi.

La terza parte ripete l’indagine a livello internazionale: non tutte le aree culturali sono state raggiunte, ad esempio non il continente africano né l’India, tuttavia ci sono informazioni o risposte a partire dall’Italia (Cucinelli, Maurizi, Doi), da gran parte dell’Europa (Cardi, Sipos, Vihar, Kubiak, Wuthenow, Rajala, Karlsson, Fanasca, Siary, Cid Lucas), dalle Americhe (Walker, Quartucci, Natili), dall’Australia (Suter), dall’Asia (Doygun, Brashnikova, Ma, Clementi degli Albizzi).

Autori di questi saggi sono tra gli italiani i maggiori studiosi e traduttori di Mishima, salvo per motivi di precedenti impegni (Poeti giapponesi, Einaudi) M. Teresa Orsi cui si deve la fondamentale selezione di scritti nei ‘Millenni’ mondadoriani, Romanzi e racconti. Tra gli stranieri ci sono due prestigiosi studiosi giapponesi che operano nell’ambito del Museo letterario a lui dedicato e altri di varie nazionalità, giovani come affermati, che hanno per lo più al proprio attivo studi su di lui e traduzioni delle sue opere, organizzazione e partecipazione a convegni locali e internazionali. Si vede dai loro testi che in alcuni paesi Mishima è ritenuto soprattutto un autore di teatro, a differenza dall’Italia dove meritori e pregevoli tentativi di rappresentarlo sono rimasti lontani dal grande pubblico. Un importante suggerimento per una nuova attenzione a questa parte della sua opera.

Il volume si conclude con due testimonianze di chi lo ha conosciuto: una di Dacia Maraini, che lo ha incontrato a Tokyo nel 1967, l’altra di Seiki Keene Uehara, figlio adottivo di Donald Keene. Questi si può definire il Pigmalione di Mishima, per gli studi e le acclamate traduzioni delle sue opere che hanno contribuito a renderlo noto e come afferma egli stesso nella lettera scrittagli in punto di morte, qui parzialmente tradotta. Mishima monogatari, un samurai delle arti, si propone di presentare questo scrittore poliedrico, colto e tradizionalista ma innovativo e originale, tenace combattente per i propri ideali sino a morirne, cercando di delinearne sia il profilo artistico che la sua ricezione nel mondo. Al contempo, desidera ricordare, a circa due anni dalla scomparsa, Donald Keene, studioso anche lui poliedrico e umanissimo, con cui la curatrice ha avuto un trentennale legame scientifico e di amicizia.

Il libro include anche una bibliografia a partire dal 2000 (a seguire quella in Romanzi e racconti, 2005), in lingua italiana con solo qualche aggiornamento in altre lingue; l’elenco delle opere citate, in ordine di data e indicate sia in caratteri originali che in trascrizione; un sintetico glossario dei termini giapponesi.

L’augurio è che le più di 400 pagine risultino leggere nelle mani dei lettori, per l’interesse suscitato dalla loro lettura, e che i testi invitino a una conoscenza dell’autore più documentata, tale da consolidare il suo posto soprattutto nella storia letteraria, del proprio paese come in quella più ampia dei paesi dove è stato letto e ha potuto esercitare una sua influenza.

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