Teatro coreano
La suggestiva arte del P’ansori

Scritto da Jinelle Vitaliano -

Fra i generi teatrali coreani, il più noto e apprezzato in tutto il mondo è il P’ansori (판소리), riconosciuto e tutelato dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità.

Il termine può essere tradotto come "rappresentazione vocale su palcoscenico".

L’inizio di queste rappresentazioni risalirebbe al XVIII secolo (la prima data sicura è il 1754), nella regione del Chŏlla e poi diffusosi gradualmente nel resto della Penisola, creando una perfetta armonia tra musica, canto, letteratura e teatro.

Lo scopo principale di queste rappresentazioni fu quello di istruire il popolo attraverso l’espressiva recitazione cantata, la narrazione di storie derivate dalla tradizione letteraria popolare coreana.

Nel passato vi erano un totale di dodici storie rappresentate. Sfortunatamente, oggi solo cinque sono ancora eseguite. Tra le più famose e amate si annoverano la Ch’unhyangga (canzone di Ch’unhyang) e la Simch’ŏngga (la canzone di Simch’ŏng), ma anche la Hŭngbuga, la Chŏkpyŏkka e infine la Sugungga.

La storia di Ch’unhyang, narra le vicende amorose di una giovane fanciulla di nome Ch’unhyang (che significa fiore profumato), figlia di una kisaeng, e del giovane Yi Mongryong, figlio di un magistrato. Dopo essersi sposati illegalmente, il giovane è costretto a lasciare la sua amata per recarsi nella capitale, per sostenere gli esami che gli avrebbero permesso di diventare un magistrato. Intanto arriva al villaggio un magistrato perfido e corrotto, Pyŏn, che cerca in tutti i modi di costringere la povera Ch’unhyang a diventare sua concubina e trascorrere con lui la notte. Ella rifiuta e per questo viene condannata a morte. Viene però tempestivamente salvata dal suo amato, arrivato in città.

La vicenda è ambientata nella città di Namwŏn, nella provincia del Chŏlla del Nord, anche se non si hanno notizie certe riguardanti la stesura di quest’opera. La si ritrova all’interno dell’opera Manhwajip, dell’autore Yu Chinhan, risalente al periodo Chosŏn (1392-1910), e nel Mugŭkhangrok scritto da Chu Ikyang.

La storia della giovane Simch’ŏng narra invece che subito dopo la sua nascita, la madre morì di parto, per cui fu cresciuta dal padre cieco. Di carattere mite e gentile, si prendeva cura del padre. Un giorno questi, che rischiava di cadere in un fiume, venne prontamente salvato da un monaco buddista, che in cambio della sua guarigione, gli intimò di donare tre sacchi di riso al monastero di cui egli faceva parte. Tornato a casa, raccontò l’accaduto alla figlia. Per aiutare il povero e sfortunato padre, Simch’ŏng decise di recarsi in una zona costiera limitrofa, dove stavano per compiere un sacrificio per il dio del mare. Si lanciò in acqua con l'intenzione di immolarsi per la salute del padre. Arrivata al palazzo del dio del mare, egli s’innamorò a prima vista della ragazza e le chiese di sposarlo. La fanciulla accettò, ma il pensiero di aver abbandonato sulla terraferma suo padre la rattristò profondamente. Così il dio del mare pensò di radunare tutti gli esseri viventi nel suo regno, compreso il padre di Simch’ŏng, che aveva riacquistato la vista.

Un'altra storia, Hŭngbuga, è chiamata anche Pak taryŏng (canzone della zucca). E' incentrata su Hŭngbu, povero ma di buon cuore, che si prende cura della zampa rotta di una rondine. Questa ricambia la gentilezza ricevuta portando un seme di zucca a Hŭngbu, che lo pianta. La zucca produce un frutto che contiene un tesoro. Quando il fratello maggiore di Hŭngbu, il cattivo e avido Nolbu, viene a conoscenza del fortunato avvenimento, diventa geloso e spezza intenzionalmente una zampa alla rondine. In seguito anche Nolbu ottiene un seme di zucca, ma questa volta il frutto contiene tokkaebi (folletti coreani).

La trama di base della Chŏkpyŏkka è tratta dal romanzo cinese del XIV secolo "Il romanzo dei tre regni" di Luo Guanzhong. Inizia con un giuramento di sangue fatto da Liu Bei, Guan Yu e Zhang Fei per diventare fratelli. I punti salienti dell’opera includono "Il dolore dei militari", "Il fuoco della Rupe Rossa", "La canzone degli uccelli" e "La canzone di Changsŭng", che non esistono nella versione originale del romanzo. Inoltre vi è uno spiccato aspetto umoristico nei confronti dei militari, non presente nella versione originale.

Nella Sugungga, la storia inizia in un regno immaginario nel Mare del Sud, governato da un re Drago. Il re soffre di una malattia che può essere curata solo consumando il fegato di un coniglio. Nella speranza di trovare il fegato per curare la sua malattia, il re Drago ordina ai suoi servitori di andare sulla terraferma, trovare un coniglio e riportarne il fegato nel regno. Tra i servitori, una tartaruga si offre volontaria per compiere questo atto, dimostrando la sua lealtà al re.

Sulla terraferma la tartaruga deve affrontare diverse sfide, dall'incontro con una tigre predatrice al non sapere che aspetto abbia un coniglio. Alla fine, però, la tartaruga riesce a trovare quel che cercava. Per convincere il coniglio a seguirla nel regno sottomarino, la tartaruga lo attira dicendogli che lì lo attende una vita meravigliosa e lussuosa. Il coniglio ingenuamente segue la tartaruga sott'acqua e si ritrova presto catturato nel palazzo del re dei draghi. Il coniglio capisce subito di essere stato ingannato e che presto sarà macellato per il suo fegato. Poco prima della macellazione, però, dice al re che il suo fegato è così richiesto che qualcuno potrebbe rubarlo al re non appena lo uccide e che, per questo motivo, doveva essere macellato in un posto lontano da tutti. Il re drago gli dà ascolto e ordina alla tartaruga di ucciderlo lontano dal regno. Una volta allontanatosi abbastanza dal regno, il coniglio ridicolizza l'ingenuità del re drago e fugge di nuovo sulla terraferma, ingannando sia la tartaruga che il re drago.

Originariamente considerato come forma di intrattenimento popolare per le classi inferiori, il p’ansori fu subito apprezzato anche dall'élite coreana nel corso del XIX secolo. Sebbene l'interesse del pubblico per questo genere sia temporaneamente diminuito a metà del XX secolo, oggi il pubblico e il governo sudcoreano registrano e riconoscono con passione molti cantanti di questo particolare genere come "Tesori nazionali viventi della Corea".

Inizialmente vi erano solamente due personaggi che animavano lo spettacolo: il kwangdae (attore) che cantava le storie e un musico (kosu) che lo accompagnava con il suono di un tamburo (puk).

Alle donne era vietata l’esibizione sui palcoscenici, per questo motivo potevano esibirsi solo gli uomini, che interpretavano anche personaggi femminili.

Le rappresentazioni duravano molte ore durante le quali l'unico attore alternava parti cantate (ch'ang) ad altre recitate (aniri). Vi erano inoltre cinque ritmi fondamentali che indicavano la natura della scena rappresentata.

Essi sono: cho (조), changdan (장단), puch’imsae (붙임새) che (제) e produzione vocale.

Il cho rappresenta il timbro vocale e le emozioni espresse attraverso il canto.

Changdan si riferisce alla struttura ritmica utilizzata. Viene utilizzato per mostrare gli stati emotivi corrispondenti alla narrazione del cantante. Alcuni tipi includono: Chinyang, chungjungmori, chajinmori e hwimori.

Puch’imsae si riferisce al metodo con cui le parole del p’ansori vengono combinate con le melodie. Il significato si riferisce più specificamente alle combinazioni di parole con ritmi irregolari. Il termine è una combinazione di due parole coreane, puch’ida (붙이다 "combinare") e sae (새 "aspetto, forma"). I due tipi di puch’imsae sono: taemadi taejangdan e ŏtbuch’im, che fanno riferimento alle scuole dedite all’insegnamento di quest’arte.

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