Il tavolo del letterato cinese (seconda e ultima parte)

Scritto da Carla Gaggianesi www.lagalliavola.com -

In questa seconda parte ricordiamo che la cultura cinese fu per anni influenzata e guidata da una classe speciale, composta da coloro che ancora oggi possono essere definiti "gentiluomini": la classe dei letterati. I letterati in Cina venivano classificati come intellettuali che avevano passato tutta la loro vita a studiare i testi di Confucio per superare gli esami di Stato. Erano proprio questi esami a creare classi differenti tra i letterati; proprio con la filosofia confuciana nacque il concetto di uno Stato governato da uomini d'abilità e cultura, scelti in base ai loro reali meriti e non in base alle conoscenze politiche o alla famiglia di provenienza.

Il successo ottenuto in questi esami di rappresentava ciò a cui tutti aspiravano: la chiave per ottenere un alto status sociale. Coloro che riuscivano a superare gli esami, infatti, oltre ad ottenere importanti incarichi governativi, si vedevano anche sollevata la propria famiglia al medesimo rango dei letterati, ricevendo così, anch'essa, prestigio e privilegi.

La vita di ogni cinese letterato nobile (wenren) era idealmente basata su ciò che noi potremmo sintetizzare con il termine "svago": leggere, suonare, visitare luoghi culturalmente interessanti, avere il tempo di coltivare amicizie facoltose, bere vino, scrivere libri e dipingere. Per ottenere questo limbo ideale, anche il più dotato artista, doveva avere la fortuna di godere di una combinazione di fattori favorevoli: stabilità politica, un ambiente naturale che lo potesse ispirare, una considerevole ricchezza per la propria indipendenza e per tutti quei piccoli lussi che andavano a completare una vita agiata; il tutto incorniciato da una sposa amorevole e figli intelligenti.

I principali talenti richiesti all'erudito cinese erano riconosciute con il nome "le Quattro Arti": Qin (il guqin, uno strumento a corde); Qi (il gioco di strategia del go); Shu (la calligrafia cinese) e Hua (la pittura cinese).

Il diventare esperti in queste discipline, non solo era considerato come la conquista di un'arte sociale, ma come passo estremamente importante per ottenere potere e controllo sul proprio "io". Infatti, come l'uomo del Rinascimento Occidentale, al quale i letterati orientali sono stati spesso paragonati, lo scopo, soprattutto nel periodo Ming, era quello di diventare altamente istruiti nelle arti e nelle lettere, non sottovalutando, però, l'importanza dell'auto disciplina e della meditazione.

Erano però estremamente rari i casi in cui tutti questi fattori andavano a combinarsi e, di conseguenza, la vita del letterato era assai diversa da quella a cui aspiravano: innanzi tutto erano soggetti a rigidissime regole morali: oltre alle responsabilità nei confronti della propria famiglia e dei genitori anziani, la loro vita era regolata da un codice morale che si estendeva sia ai rapporti interpersonali sia alla vita lavorativa.

I letterati che ricevevano lauree in base al sistema statale, erano integrati in un vasto e complesso sistema burocratico che si estendeva a tutto il Paese ed erano alla mercé di qualsiasi capriccio dei loro superiori.

Frequenti erano i trasferimenti ai quali i letterati erano sottoposti e spesso soffrivano per la lontananza dalla loro famiglia e dalla loro terra. Proprio la solitudine e la noia indotta dalla routine dei loro compiti burocratici, influivano negativamente sull'umore, ispirando così quei poemi lamentosi che divennero così comuni nelle produzione dei letterati, ma anche veri e propri inni di gioia, suscitati dall'incontro casuale con persone del proprio villaggio.

Abbiamo visto che le Dinastie Song e Ming furono epoche di crescita culturale molto importanti per i letterati; il loro prestigio e gli oggetti del loro tavolo aumentarono notevolmente. Con l'avvento della Dinastia Song (1101 - 1125 d.C.) furono considerati veri e propri oggetti da collezione. Abbiamo visto il calamaio e la pietra da inchiostro, l'inchiostro e il porta pennelli, gli appoggia pennelli, iI lava pennelli e il contagocce.

I sigilli

Anche se può sembrare strano, i sigilli rappresentano gli oggetti più preziosi presenti sul tavolo del letterato e, molto spesso, venivano considerati veri e propri oggetti da collezione. Se ne possono trovare alcuni con inciso il nome del letterato al quale appartenevano o il suo nome d'arte, ma anche lunghi messaggi a valenza simbolica o ricercate composizioni poetiche. Il sigillo, molte volte, sostituiva la firma del letterato stesso, e, nel caso questi avesse voluto disfarsene, bastava che cancellasse o asportasse i caratteri incisi e proprio questa necessità spiegherebbe l'altezza dei sigilli.

Anche la scelta dei materiali ruotava attorno a questa possibilità di un "cambio di proprietà": la porcellana, non modificabile, e maggiormente incline alla rottura, non era considerata il materiale più adatto, mentre la giada, la saponaria e l'avorio erano i materiali più utilizzati. La scelta del materiale, inoltre, variava anche a seconda del livello sociale del letterato al quale il sigillo era destinato.

Le Teiere Yixing

Capitolo a parte é sicuramente quello destinato alle teiere . Infatti come già abbiamo accennato sul tavolo del letterato non si trovavano esclusivamente oggetti utili alla realizzazione di un'opera ma si potevano incontrare oggetti utili al benessere del corpo e dell'anima.

La pianta del tè, originaria della Cina meridionale, era considerata medicamentosa fin dai tempi più antichi, oltre a costituire una bevanda terapeutica.

L'arte di competere attraverso il componimento poetico, si svolgeva accompagnata dall'assunzione della bevanda del tè in tranquilli padiglioni privati frequentati esclusivamente da letterati. Durante la dinastia Tang (618 - 907 d.C.) furono codificate le procedure per preparare il tè secondo quei principi filosofici che si andavano diffondendo e che vedevano il rito della bevanda il riflesso dell'ordine e dell'armonia universale.

Durante la fine della dinastia Yuan ( 1279 - 1368 d.C.) fu abbandonato l'uso del tè in polvere e all'inizio della dinastia Ming (1368 - 1644 d.C.) era ormai introdotto il nuovo metodo che consisteva nel tostare le foglie e immergerle nell' acqua bollente in infusione , in coppe o in versatori che mantenessero il calore. Da questa esigenza pratica nascono le teiere .

Inizialmente furono proprio i letterati i committenti, sempre più esigenti. Parliamo delle teiere Yixing, così chiamate per il loro luogo di produzione: Yixing, appunto, una delle città più ricche della Cina, collocabile tra Nanchino e Shangai. Particolarmente attivo come centro ceramico grazie alla produzione di terrecotte e grés dal caratteristico colore purpureo.

Le teiere Yixing ebbero, nella metà 1600, all'inizio dell'era Kangxi (1662 - 1722), il loro primo momento di divulgazione e fu proprio la ristretta avanguardia culturale dei letterati a voler raffinare, sempre più, le modalità della cerimonia del tè e ad esigere forme sempre più ricercate nelle teiere. In questi ambiti erano, in genere, disdegnate le porcellane a decoro "bianco & blu" o quelle policrome allora in uso, ritenute entrambi troppo chiassose e vivaci, come pure il vasellame in lucidi metalli preziosi sfoggiato volgarmente dai ricchi.

I letterati al contrario, sapevano cogliere il valore estetico delle forme essenziali realizzate in argilla, dal colore sobrio e che offriva svariate tonalità e gradazioni della natura, ritenute semplici ma estremamente colte.

Le Teiere Yixing sono dunque fascinosamente eleganti nella loro semplicità. Contenute di misura, affinché non andassero sprecate le foglie del té, allora molto costose, e che non fosse disperso l'aroma da esso prodotto.

Inoltre, pur non essendo invetriate, le loro pareti non assorbivano l'acqua e mantenevano il tè caldo, più di quelle invetriate.

Centinaia sono le tipologie di forme presenti nella vasta produzione di teiere: forme che riprendono i bronzi arcaici, altre chiamate "a cappello di monaco" con la base esagonale, sagome ispirate alla natura vegetale: a "castagna d'acqua" (singolari per l'armonia tra curve e segmenti retti), teiere ispirate ai fiori che comportavano notevoli difficoltà d'esecuzione, a crisantemo, a fiore di loto, a magnolia con il beccuccio a forma di stelo. A queste forme vanno ad aggiungersi anche quelle ad imitazione di oggetti quali i basamenti di colonne, mattoni, o tegole.

Tutto doveva essere rigorosamente armonico ma anche funzionale: il beccuccio ed il manico dovevano tener conto della sagoma del corpo (se questo era quadrato o rotondo, anche la loro sezione doveva essere uguale); se la forma era ad ispirazione floreale, allora il beccuccio doveva avere le sembianze di uno stelo; inoltre il coperchio doveva incastrarsi perfettamente nella bozza, tanto da poter sollevare le teiere dal pomello. Il corpo era lasciato biscuit (non invetriato) affinché si apprezzasse la bellezza della grana naturale dell'argilla.

I vasi di fiori

La disposizione di un mazzo di fiori, ammirare giardini ben curati, ed apprezzare la semplicità di un fiore, erano passatempi comuni per la classe sociali dei letterati. Molti dei dipinti realizzati hanno soggetti floreali. I vasi presenti sul tavolo dovevano essere di piccole dimensioni per non incrinare l'armonia generale e, i fiori, con il loro simbolismo, non dovevano essere molti, ne bastava addirittura solo uno, proprio perché era il fiore stesso a dare significato e l'effetto desiderato.

I brucia incensi

Sempre presenti per soddisfare la mania di profumo all'interno di un locale, tipica della nobiltà cinese. Il modo più comune per profumare un ambiente consisteva nel bruciare incensi all'interno di apposite bowl con all'interno della sabbia o dei piccoli sassolini nei quali venivano poi conficcati i bastoncini d'incenso. In Cina gli incensi vengono chiamati "shi chen xiang" per indicare sia il tempo sia l'ora. Questo perché molte volte venivano utilizzati anche per la misurazione del tempo.

Gli “oggetti scherzosi”

Vi erano poi gli “oggetti scherzosi", chiamati "trick-cups" (coppe da inganno o più semplicemente trucco). Avevano un foro sul fondo (solitamente coperto da figure o animali finemente modellati). Il trucco consisteva nel passare la coppa colma d'acqua al proprio interlocutore, coprendo il foro con un dito: quando l'ignaro ospite la prendeva in mano, tolto il dito dal foro veniva inzuppato d'acqua. Non si è certi che l'uso fosse solo questo: infatti, immergendo queste coppe nell'acqua, la pressione esercitata da quest'ultima, fa sì che l'acqua non fuoriesca, pur non ostruendo il foro. Proprio questa potrebbe essere la vera ingegnosità: un recipiente che funge sia da coppa ordinaria che da lava pennelli.

Altri oggetti potevano essere presenti sul tavolo del letterato.

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